LA RADIOABLAZIONE, UNA NUOVA TERAPIA PER LE TACHICARDIE VENTRICOLARI
Chi soffre di tachicardia ventricolare non solo ha una cattiva qualità di vita, a causa delle incessanti aritmie, ma è in continuo pericolo
. Interventi possibili: la somministrazione di farmaci antiaritmici, non sempre efficaci, e l’impianto di un defibrillatore, ma soprattutto l’ablazione transcatetere, e cioè la cauterizzazione delle aree del cuore responsabili delle aritmie , tramite un catetere inserito attraverso i vasi sanguigni o con un accesso pericardico (il pericardio è il sacco membranoso che avvolge il cuore
I limiti delle cure attuali
Un metodo ampiamente collaudato ed efficace, ma inutilizzabile quando il tessuto cardiaco da cui originano le aritmie è troppo esteso e profondo per essere raggiunto direttamente con un catetere
È questo il caso anche di pazienti con quadri avanzati di cardiopatia o già sottoposti a precedenti interventi chirurgici. L’ablazione transacatetere è inoltre una tecnica invasiva che può comportare rischi in pazienti fragili, come chi soffre di insufficienza respiratoria o renale.
La terapia innovativa
Per questo motivo, nonostante i recenti progressi tecnologici nell’ambito dell’elettrofisiologia , questa metodica risulta risolutiva in circa l’80 % dei malati, ma che fare con il restante 20%? L’ideale è la radioablazione perché permette di arrivare con u na sola seduta e con fasci di radiazioni esterne, a zone malate del cuore che non sarebbero altrimenti raggiungibili. I primi risultati di questa radioablazione, ovvero la radioterapia stereotassica, sono stati confermati dallo studio STRA-MI-VT (STereotactic RadioAblation by Multimodal Imaging for Ventricular Tachycardia), primo in Europa e promosso da Centro Cardiologico Monzino e Istituto Europeo di Oncologia, risultati appena pubblicati sul Journal of Interventional Cardiac Electrophysiology.
Le« tappe»
Si inizia col valutare in modo approfondito le aritmie di cui soffre il paziente mediante la mappatura elettrica del cuore e l’utilizzo di tecniche radiologiche all’avanguardia, che insieme permettono di identificare il bersaglio.
Grazie ad una procedura di simulazione, utilizzando una TAC con mezzo di contrasto, è quindi possibile definire la sede e i contorni del distretto da irradiare, per poi elaborare un piano di trattamento molto sofisticato dove viene definito l’ingresso del fascio di radiazioni e la distribuzione della dose irradiante: si tratta di una metodica mutuata dalla radioterapia rivolta ai pazienti oncologici, che coinvolge medici e fisici specializzati.
Il trattamento
Il trattamento eseguito, come già si accennava, in un’unica seduta, di circa 15-20 minuti, prevede verifiche prima e durante la procedura per garantire la massima accuratezza nell’erogazione della dose a livello della regione aritmogena . L’estrema selettività della radioterapia garantisce una buona tolleranza al trattamento; gli effetti collaterali che possono verificarsi sono transitori e facilmente gestibili (nausea, fenomeni infiammatori circoscritti).
Lo studio
Finora con la radioterapia stereotassica, utilizzata in Italia in modo regolare per la prima volta al Monzino su una popolazione selezionata (negli Usa sono stati condotti pochi studi simili su alcune decine di soggetti), sono stati trattati otto pazienti, che non rispondevano alle terapie convenzionali, nei quali la terapia ha ottenuto una drastica riduzione degli episodi aritmici e un miglioramento della qualità di vita, senza effetti collaterali significativi . La radioablazione può essere un’opzione di cura non solo per i pazienti più gravi.