LONG COVID E CUORE, EFFETTI E SINTOMI DOPO L’INFEZIONE
Tanti sono i segni dell’infezione sul cuore: dolore al petto, palpitazioni e alterazioni del battito, ma anche stanchezza, indebolimento generale, affaticabilità e difficoltà respiratorie.
L’infezione da Sars-Cov2 può causare manifestazioni psicologiche e cliniche, anche importanti, a mesi di distanza dalla guarigione. Si parla, appunto, di Long Covid come di una sindrome post-virale a sé. È l’insieme dei disturbi che persistono settimane dopo la negativizzazione e l’eliminazione del virus dall’organismo.
COS’È IL LONG COVID E QUALI EFFETTI HA SUL CUORE?
Per Long Covid si intende quello che succede dopo 12 settimane almeno dalla malattia acuta. Da un lato ci sono le conseguenze delle alterazioni vissute in fase acuta. Fenomeni infiammatori, legati ad alterazioni della coagulazione o alla possibilità di eventi ischemici. Questi pazienti possono avere nel lungo periodo dolore al petto, lo riferiscono in molti ma non sempre si trova una corrispondenza con gli esami che si fanno. E poi palpitazioni e alterazioni del battito – per cui influisce anche la componente psicologica – stanchezza, indebolimento generale, affaticabilità e difficoltà respiratorie.
Ci sono poi alcuni guariti che presentano fenomeni specifici di interessamento cardiaco. Si tratta di pericarditi o miocarditi sviluppate nella fase acuta che possono continuare nel tempo o insorgere successivamente. Quello che si è visto dai primi dati raccolti è una ridotta distensibilità del cuore che diventa meno “elastico” e questo, in futuro, potrebbe predisporre una maggiore facilità allo scompenso cardiaco. In aggiunta, ci sono le aritmie, legate a esiti infiammatori o fibrotici, che possono comparire a distanza di tempo. Per quanto riguarda il lungo periodo, dai dati raccolti finora, non sembra esserci un aumento della mortalità per cause cardiache, rischio dei primi 90 giorni dal contagio. Spesso la risonanza magnetica e cardiaca, nel lungo periodo mostra alterazioni, presenza di cicatrici fibrose sul cuore che rispecchiano ciò che è accaduto nella prima fase.
LE CONSEGUENZE A LUNGO TERMINE DEL COVID SUL CUORE
Almeno un anno dopo l’infezione, secondo un lavoro pubblicato su Nature Medicine, può esserci un aumento del rischio di patologie cardiache. Tra queste, aritmie, infiammazioni, coaguli di sangue, ictus, malattie coronariche, infarto. «Per le persone che erano chiaramente a rischio di una condizione cardiaca prima di essere infettate da Sars-CoV-2, i risultati suggeriscono che Covid-19 potrebbe amplificare il rischio”, ha affermato l’autore senior della ricerca, Ziyad Al-Aly, docente di medicina alla Washington University di St. Louis. Grzie a questo lavoro è emerso che il rischio è del 72% più grande di avere una malattia coronarica, 63% in più per l’infarto e 52% in più di ictus. Secondo lo studio ci sarebbero nel mondo 15 milioni di malati cardiologici in più a causa del Covid.
LE CONSEGUENZE INTERESSANO ANCHE I GIOVANI?
Sulla base di quello che sappiamo ora, nel lungo periodo sicuramente qualcosa sul cuore resta. Non sappiamo ancora quanto grave, se questi effetti si risolveranno nel tempo, se lasceranno cicatrici indelebili o comporteranno e un peggioramento delle condizioni di salute. Soprattutto negli adulti. I giovani sfuggono ai dati degli ospedali e sono rintracciabili solo se cercati in modo specifico.
ESAMI DI CONTROLLO CONSIGLIATI A 3 MESI DALL’INFEZIONE
Chiunque abbia avuto una forma di Covid importante deve fare una visita di controllo cardiologica anche se non ci sono sintomi. Chi ha sintomi persistenti deve fare esami anche successivi, a 6 mesi e oltre, dipende da quali sono i risultati dei primi effettuati.
FARMACI ANTIPERTENSIONE CON EFFETTO PROTETTIVO SUL CUORE
Nella prima fase della pandemia si è discusso tanto della possibile pericolosità di alcuni farmaci per l’ipertensione. A gennaio 2022 è uscito un lavoro in collaborazione con l’ospedale di Bergamo. Dai dati raccolti su 1400 pazienti colpiti da Covid-19 nei primi mesi del 2020 è emerso, al contrario, l’effetto protettivo dei farmaci anti RAAS nei soggetti più anziani e con mortalità più elevata. In relazione al Long Covid e alle ripercussioni sul cuore, si è visto che questi farmaci, in specifiche situazioni cliniche, possono dare una continua protezione. È fondamentale, quindi, per tutti, continuare le terapie.