PREVENIRE LO SCOMPENSO CARDIACO? BEVI L’ACQUA
Semplice. Come bere un bicchier d’acqua. Limitare il rischio futuro di scompenso cardiaco, o almeno rallentare il percorso che conduce alla debolezza della forza di contrazione del cuore, è possibile ricordando di bere abbastanza acqua ogni giorno, ed a tutte le età. oltre che, ovviamente, introdurre liquidi mangiando, ovvero prediligere alimenti come frutta e verdura che sono ricchi di acqua. A rilanciare l’importanza di una corretta idratazione nella prevenzione a lungo termine dello scompenso cardiaco, che porta il cuore e non sostenere con la dovuta forza le necessità circolatorie dell’organismo e colpisce quasi un milione di persone in Italia, è uno studio originale presentato come contributo al congresso della Società Europea di Cardiologia (ESC).
L’indagine correla in particolare i valori di sodio, che tendono ad aumentare quando si beve meno, e appunto l’introito di loiquidi. La ricerca, coordinata da Natalia Dmitrieva del National Heart, Lung, and Blood Institute, che fa parte dell’NIH (National Institutes of Health) di Bethesda, parte dall’analisi di poco meno di 15.800 persone adulte seguite nell’ambito dello studio ARIC (Atherosclerosis Risk in Communities) i soggetti considerati avevano dai 44 ai 66 anni al momento del reclutamento e sono stati valutati in cinque visite fino all’età di 70-90 anni.
I partecipanti sono stati divisi in quattro gruppi in base alla concentrazione media di sodio nel sangue nel corso delle prime due visite, condotte nei primi tre anni. in base ai valori sono stati suddivisi in quattro gruppi: 135-139,5, 140-141,5, 142-143,5 e 144-146 millimoli/litro. Per ogni gruppo di sodio, i ricercatori hanno quindi analizzato la percentuale di persone che hanno sviluppato insufficienza cardiaca e ipertrofia ventricolare sinistra alla quinta visita (25 anni dopo).
Cosa è emerso? Tassi di sodio più elevati nel sangue sono risultati associati sia a scompenso cardiaco che all’anticamera di questa condizione, ovvero l’ipertrofia del ventricolo sinistro che in pratica porta ad ispessimento della parete del ventricolo stesso, a distanza di 25 anni. i valori di sodio sono rimasti associati a quelli delle condizioni sopracitate anche considerando la presenza di classici fattori di rischio per lo scompenso stesso, come l’età, l’eventuale ipertensione, il buon funzionamento dei reni, i livelli di colesterolo e della glicemia, l’eventuale vizio del fumo e il sovrappeso.
In particolare i rischi sia di ipertrofia ventricolare sinistra che di insufficienza cardiaca all’età di 70-90 anni hanno cominciato ad aumentare quando il sodio nel sangue ha superato 142 millimoli per litro nella mezza età. “Il nostro studio suggerisce che mantenere una buona idratazione può prevenire o almeno rallentare i cambiamenti nel cuore che portano allo scompenso cardiaco – è il commento della Dmitrieva. I risultati indicano che dobbiamo prestare attenzione alla quantità di liquidi che consumiamo ogni giorno e agire se scopriamo che beviamo troppo poco”.