Secondo uno studio pubblicato su JAMA Cardiology, esiste un’associazione significativa tra livelli elevati di colesterolo HDL (HDL-C) e aumento del rischio di fratture negli anziani, sia uomini che donne, in maniera indipendente dai fattori di rischio convenzionali.
«Il risultato principale dello studio è stato che negli anziani sani livelli più elevati di HDL-C sono predittivi di un aumento del rischio di fratture nei successivi 4 anni. Questo aumento del rischio di fratture sembra essere indipendente dai fattori di rischio tradizionali per le fratture, tra cui età, sesso, attività fisica, consumo di alcol, stato di fragilità, istruzione, indice di massa corporea, abitudine al fumo, diabete, malattia renale cronica e uso di farmaci ipolipemizzanti o anti-osteoporosi» scrivono i ricercatori, sottolineando come gli stessi risultati si avevano nelle analisi di sensibilità nei sottogruppi e in quelle di stratificate. «Complessivamente, questi risultati suggeriscono che un livello elevato di HDL-C si aggiunge ai fattori di rischio tradizionali per la frattura» continuano. In particolare, lo studio ha analizzato i dati del trial ASPREE e del sottostudio ASPREE-Fracture. ASPREE aveva incluso persone sane in Australia con almeno 70 anni e negli Stati Uniti (con almeno 65 anni) che erano state randomizzate ad assumere aspirina o un placebo. Con ASPREE-Fracture si era andati ad analizzare i dati sulle fratture riportate dai partecipanti australiani. La nuova analisi ha coinvolto oltre 16.000 partecipanti, di cui il 10% circa aveva avuto una frattura (traumatica e da trauma minimo) in un tempo mediano di 4 anni.
Ebbene, ogni aumento di 1 SD nei livelli di HDL-C è stato associato in un modello aggiustato a un aumento del 14% del rischio di fratture durante il follow-up. I ricercatori hanno notato risultati simili nelle analisi stratificate per sesso dei partecipanti, inoltre, le analisi di sensibilità e stratificate hanno dimostrato che le associazioni persistevano quando le analisi includevano solo condizioni particolari, come per esempio fratture da trauma minime, partecipanti che non assumevano farmaci per l’osteoporosi, e altro. Non sono state osservate invece associazioni con colesterolo non HDL. Per i ricercatori sono necessari studi per determinare la spiegazione patofisiologica dei risultati ottenuti. Allo stesso tempo, gli autori di un editoriale correlato sottolineano come ci siano diversi aspetti da chiarire e come lo studio lasci aperte domande in merito al fatto che l’elevato HDL-C possa essere un utile biomarcatore per rilevare il rischio di fratture.