COSA È L’INSUFFICIENZA VENOSA?
L’insufficienza venosa cronica e la malattia varicosa sono molto diffuse, al punto che si ritiene che circa il 65% delle donne ed il 53% degli uomini (almeno nel mondo sanitario occidentale) ne sia affetta.
Ma che cos’è l’insufficienza venosa cronica degli arti inferiori e perché insorgono le varici, cioè quelle dilatazioni di solito di colorito blu, più o meno ampie e di varia estensione, spesso tortuose e delicate?
Il ritorno verso il cuore del sangue, ormai carico di anidride carbonica, proveniente dalle estremità del corpo, specie degli arti inferiori, è garantito da una serie di valvole poste all’interno delle vene stesse, che sono i veri condotti che veicolano il sangue verso cuore e polmoni per un nuovo ciclo.
Se queste valvole per vari motivi si danneggiano, ecco L’insufficienza venosa, Cioè l’incapacità di scaricare adeguatamente i vari distretti degli arti inferiori e quindi una “stasi” venosa, che accentuandosi provoca una importante pressione del sangue all’interno delle vene superficiali, che per la loro delicata parete tendono a dilatarsi e quindi a provocare varici sempre più ampie e irregolari.
Quando purtroppo le vene safene (interna ed esterna) perdono la loro integrità valvolare, vengono a determinarsi delle alterazioni emodinamiche (cioè della circolazione venosa) le quali a loro volta coinvolgono altri distretti e ne scaturisce un circolo vizioso, per cui si accentuano sia le varici, sia l’insufficienza venosa.
QUALI SONO I SINTOMI?
Inizialmente possono comparire sensazione di peso e di insofferenza agli arti inferiori, crampi, gonfiore alle caviglie, dolore lungo il decorso delle vene e delle varici, fino alle lesioni cutanee, comparsa di teleangectasie (i famosi capillari) tanto temute dalle donne soprattutto per l’aspetto estetico.
QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO?
Fondamentale è la tempestività della diagnosi dell’insufficienza venosa e prima ancora la necessità di fare una adeguata prevenzione.
La familiarità per l’insufficienza venosa, cioè la condizione genetica di ciascuno di noi, è già un importante elemento di riferimento.se genitori e consanguinei n’erano, ogni sono affetti conviene essere vigili e magari sottoporsi ad una semplice visita specialistica. Obesità, sedentarietà, mestieri svolti con lunghe ore in posizione eretta, alcuni sport con grande sovraccarico degli arti inferiori, gravidanze e menopausa, disturbi ormonali (tiroide, surrenali, ovaie), alcune delle malattie croniche, come il diabete e la sclerodermia, sono tutti temibili fattori predisponenti.
I CONSIGLI UTILI
- Seguire una dieta ricca di fibre e frutta che hanno un’azione benefica sui vasi e sulla circolazione
- Effettuare attività fisica che prevede l’uso dei muscoli degli arti inferiori come lunghe passeggiate e fare le scale a piedi.
- Durante la doccia massaggiare le gambe con acqua non calda.
- Riposare con le gambe leggermente alzate il che favorisce il ritorno venoso durante la notte.
- Evitare le fonti di calore dirette come tenere il computer sotto la scrivania.
- Evitare i pantaloni molto stretti e tacchi troppo alti.
- Limitare l’uso di sale nell’alimentazione per evitare la ritenzione idrica.
TRATTAMENTO
Il trattamento dell’insufficienza venosa comporterà, prima di tutto, una possibile modifica dello stile di vita del paziente, che dovrà aver cura di controllare il proprio peso corporeo che rappresenta un importante fattore di rischio e di indossare specifiche calze elastiche o bende a compressione per alleggerire il gonfiore ed il dolore agli arti inferiori.
Sarà inoltre utile non stare all’impiedi per tempi prolungati ed evitare esposizioni a fonti di calore o ad ambienti fortemente umidi (condizioni favorenti la vasodilatazione).
Al paziente si consiglierà di svolgere una regolare attività fisica, di assumere antitrombotici associati o meno ad integratori (su prescrizione del proprio medico curante) e di evitare estroprogestinici e contraccettivi.
Laddove l’angiologo lo ritenga necessario, l’insufficienza venosa può essere trattata farmacologicamente con anticoagulanti topici, profibrinolitici (per sciogliere le raccolte di fibrina nelle vene varicose) e flebotonici (per accrescere il tono delle pareti venose).
Nei casi in cui si rendesse necessario intervenire chirurgicamente, i possibili trattamenti andranno dalla valvuloplastica senza sostituzione protesica (per riparare le valvole interessate) alla laserterapia o all’ablazione con radiofrequenza – entrambe con guida ecografica (per intervenire sulla parete della specifica vena varicosa), oppure alla rimozione dell’area venosa di interesse, rimettendo poi in comunicazione le due porzioni a monte e a valle dell’asportazione.